Oggi è il 25 Aprile e non si va a scuola.
E’ la stessa sensazione provata anche il 25 aprile 1991.
Il programma delle elementari si sofferma molto sui romani, sugli egizi, sugli etruschi; popolazioni così lontane senza soffermarsi mai sulla “liberazione”.
Qindi ora come ora, una semplice giornata primaverile di festa.
Il ricordo di quel giorno è vivido nella mia memoria; sveglia tarda nel nostro appartamento di Corso Alessandria a Tortona; come di Domenica e poi quando hai 8 anni non sai neanche cosa siano le grigliate; non vedi l’ora di spacchettare i regali del 25 aprile.
Sì esattamente così … Regali.
Oggi è San Marco.
No! non siamo un famiglia “terrona” che festeggia gli onomastici, ma quando tuo fratello maggiore nello stesso giorno festeggia gli anni per un bambino bisogna trovare una scusa per non rimanere a mani vuote. In questo caso la scusa è molto semplice: “Oggi è il compleanno di Matteo e l’onomastico di Marco”. Tutto questo vuol dire nanna fino a tarda mattina, risveglio lento, focaccia dolce (un must per mio fratello ai tempi) quella con i pezzi di zucchero cristallizzato croccante e … Regali.
Gli anni passano, arrivano le medie; 11 anni e la politica non è ancora entrata nella mia vita. Non capisco la differenza tra destra e sinistra; l’unica cosa che so è che mio padre segue programmi noiosi alla TV e legge La Repubblica.
Il 25 aprile a casa nostra rimane sempre lo stesso:
- No Scuola
- Tardo Risveglio
- Focaccia Dolce
- Regali
Si aggiunge solo un piccolo particolare. La mia insegnate di musica organizza il 25 Aprile una manifestazione alla mattina per commemorare la Liberazione. Per la prima volta inizio ad aggiungere nuove sfumature a questa giornata.
Non posso però rovinare le abitudini che prevedono un tardo risveglio e quindi le manifestazione alle quali siamo invitati a partecipare rimangono per me qualcosa di mai provato. La routine non si cambia.
Sono gli anni delle superiori. Foo Fighters, Green Day, Apollo 440, il programma nazionale al Liceo Scientifico prevede finalmente la seconda guerra mondiale.
Inizio a comprendere.
Ora è il 2001 e sono maggiorenne; i miei amici parlano sempre più di politica; più cresci più ti rendi conto che i grandi cercano sempre di appiccicarti addosso un’etichetta.
Devi per forza essere qualcosa:
Fascista o Comunista;
Di Destra o Di Sinistra;
La Rai o Mediaset;
Partigiani o Camicie Nere;
Io quell’etichetta non l’ho mai voluta sulla mia pelle. Un pensiero e un’idea non ti deve per forza limitare ad essere “solo” all’interno di una fazione.
Nella mia mente e nella maturità acquisita ho sempre creduto che il 25 Aprile fosse da sempre la festa di tutti gli italiani, quelli che escono da un momento di difficoltà, quelli che non cercano scuse ma si rimboccano le maniche, quelli che non si piangono addosso (sui social), quelli che da lì a poco hanno dato vita al miracolo italiano degli anni 50′ e 60′.
Niente di quello che conosco esisterebbe se non fossimo passati per la Liberazione e quindi nella mia testa sarà sempre quel piccolo patrimonio italiano, ma nel mio cuore sarà sempre quello che ti fa stare bene.
E quindi non importa in che anno siamo, a casa Armana il 25 Aprile sarà sempre No Scuola, Sveglia Tarda e Focaccia Dolce.