Una Società che mette tutti in competizione e che per lo più strozza in gola una parola così semplice e sincera da pronunciare come “Bravo”.
Anche se può sembrare banale complimentarsi con qualcuno e riconoscere i suoi risultati è la cosa più difficile che ci possa essere.
Siamo cresciuti con questo approccio. Finchè qualcuno non diventa “scomodo” va tutto bene.
Guarda cosa succede con i bimbi?
“Bravo! i tuoi primi passi; Bravo! la cacca nel vasino, Bravo! non stai picchiando tua sorella”.
Le più piccole cose sono sempre elogiate, poi però succede qualcosa; si cresce, si diventa adulti e nella migliore delle ipotesi alla parola “Bravo” si aggiunge sempre un profondo e giudicante “ma”;
Guarda caso quello che è successo ieri ad Alessandro Cattelan e al suo programma Da Grande. Quando è andata bene il commento è stato
“Lui è Bravo … ma“
- non è un one man show;
- quì siamo sulla RAI;
- non siamo più a XFactor;
- non è Amadeus e Carlo Conti;
- un bagno di umiltà gli servirebbe.
Questo non succede solo in televisione e sui social dove tutto è enfatizzato.
Tutti i giorni, al lavoro, in famiglia, dagli amici, ci viene chiesta (ahimè) la nostra opinione/parere e forse proprio quì a volte è il caso di ricordarsi che anche quando sei sicuro di fornire il tuo contributo alla storia una delle opzioni, e non la più semplice a nostra disposizione, è un semplice “Bravo/a”.