Da quel 19 Giugno 2005 Venti edizioni di Torneo Armana; quello che vedi quando ti fermi un attimo e ti guardi alle spalle.
Dopo alcuni giorni di pausa per recuperare dalle fatiche mi rendo finalmente conto che La Ventesima edizione del Torneo Armana è passata.
Time Out. Penso a quello che è stato; il mio cervello archivia in una frazione di secondo i numeri (li trovate qui nel caso). 740 giocatori, 376 match disputati, etc. sono tutte informazioni che lasciamo per i Social e i giornali, e che dimentichiamo facilmente; ma c’è un’altro numero invece che proprio ora non riesco a togliermi dalla testa: il 20.
Venti anni, come quelli che sono passati dalla prima edizione del Torneo Armana.
Non voglio parlarvi oggi su questo foglio bianco del motivo per il quale abbiamo iniziato, dello scopo dell’ Associazione Mario Armana o del perchè siamo ancora qui 20 edizioni dopo.
Quello che però mi piacerebbe condividervi sono i pensieri e quelle sensazione che non hanno nulla a vedere con la pallacanestro ma che si trovano invece più facilmente in famiglia.
Per me il Torneo è un’appuntamento in Famiglia, un po’ come il pranzo di Natale; non solo mio fratello, mia mamma, mia nonna, mia zia, i miei cugini, ma un famiglia allargata di quelle che fanno molto serie TV americana.
Un nucleo dove lo zoccolo duro è formato sempre dalle stesse persone che fanno carte false per esserci annullando tutti gli altri impegni; ci sono quelli che per essere presenti spostano le vacanze, fingono impegni di lavoro per non andare via il week end, o quelli che pianificano il proprio matrimonio in modo che si incastri perfettamente con quella data.
A questo appuntamento ci sono anche i cugini che ogni anno si presentano con una fidanzata/0 diversa/o, o quelli che si perdono per qualche anno e poi ritornato.
Gli anni passano per tutti, c’è chi ha qualche capello bianco in testa e chi i capelli non li ha proprio più; c’è chi prima vestiva la M e ora deve per forza indossare l’ XL; c’è chi prima si presentava sempre single e ora spinge il passeggino e ci sono quelli che la prima volta sono arrivati con un bimbo/a tra le braccia e ora quel bimbo/a ha fatto la maturità.
L’unica cosa però che è comune a tutti è quella frase che vale per me, per il Torneo e per tutti i partecipanti: “Già 20 anni? Come ti sei fatto grande!”